Pertosse, morbillo-omeroso-rubella, epatite B, batteri Haemophilus influenzae, pneumococco e meningococco C si aggiungono ai tre già obbligatori, raggruppati sotto il nome di "DTP": difterite dal 1938, tetano dal 1940 e poliomielite dal 1964. Questi undici vaccini saranno essenziali per l'ammissione di un bambino alla comunità (asilo nido, scuola...) ma rappresentano dieci iniezioni in 2 anni. E per dare tempo all'adattamento, le prime verifiche non avranno luogo prima del 1° giugno 2018. L'argomento principale delle autorità sanitarie è il calo del tasso di copertura vaccinale e la ricomparsa di alcune malattie. "Ci sono stati venti morti per il morbillo dal 2008. È importante aumentare la copertura vaccinale in modo che queste tragedie facilmente prevenibili non si verifichino più in Francia", ha detto Daniel Lévy-Bruhl, dell'Agenzia francese per la salute pubblica, lo scorso dicembre.
Queste vaccinazioni obbligatorie saranno coperte al 65% dall'assicurazione sanitaria, ad eccezione della MMR, che è coperta al 100% per i minori. Costo aggiuntivo per la sicurezza, circa 12 milioni di euro, secondo il ministero. "Ovviamente daremo alle famiglie il tempo di mettere in ordine la loro casa, perché è fuori questione spingere le persone a vaccinarsi in caso di emergenza", ha detto il ministro della Salute Agnès Buzyn. "Ma l'idea è che il 15% dei bambini (non vaccinati) che mettono a rischio gli altri e che incoraggiano il riemergere di epidemie per le quali oggi ci sono morti, dovrebbe intervenire per proteggere il resto della popolazione. Inizialmente, i genitori recalcitranti potrebbero in teoria affrontare fino a sei mesi di carcere e una multa di 3.750 euro. Ma il ministro dice di non voler concentrare la sua politica sulla repressione. È vero che il 41% dei francesi interrogati per uno studio internazionale nel 2016 ritiene che i vaccini non siano sicuri, un record mondiale. Gli "antivaccini" li considerano pericolosi (in particolare per i loro coadiuvanti, soprattutto l'alluminio) e diffidano dei laboratori, accusati di privilegiare la redditività rispetto alla salute dei bambini.